Quando rivolgersi al fisioterapista

Pubblicato 01/10/2024
Ultima modifica 9 mesi fa

Quando rivolgersi al fisioterapista

Quante volte, magari in seguito ad un trauma o ad un dolore che non passa, ci si trova davanti alla fatidica domanda “A chi devo rivolgermi?

In un oceano di figure professionali qualificate e non, è necessario capire a quale professionista è opportuno rivolgersi. 

Quando devo rivolgermi ad un fisioterapista?
  1. Quando ci si sottopone ad un intervento chirurgico.
    Parliamo di interventi riguardanti pulizie in artroscopia, protesi, suture di tendini, stabilizzazioni vertebrali o magari dopo un periodo di immobilizzazione dovuto a un trauma causato da un incidente stradale. In questi, ed altri casi, il fisioterapista sarà di aiuto dopo la diagnosi e l’intervento del medico, cercando di riabilitare e di ripristinare le funzioni perdute.
  2. Quando si prova un dolore costante.
    Dolori comparsi dopo un movimento improvviso, anche in assenza di un trauma diretto. Così come di dolori conseguenti a intensi periodi di sovraccarico, sia per attività di tipo sportivo, sia per attività di tipo lavorativo professionale.
  3. Quando i movimenti delle articolazioni cominciano ad essere limitati.
    Ad esempio quando vediamo che il braccio fatica ad alzarsi come prima, o le ginocchia non riescono più a piegarsi come hanno sempre fatto. E ciò può valere per qualsiasi altro distretto corporeo con conseguenze che si ripercuotono nella quotidianità rendendo difficili le più semplici attività quotidiane.
  4. Quando si percepisce una diminuzione della forza muscolare.
    Può avvenire , ad esempio,  dopo un periodo di inattività postumo ad una malattia, come è successo in questo particolare momento di pandemia se si è stati ricoverati in terapia intensiva a seguito di infezione da Covid19.

    La diminuzione di forza muscolare può manifestarsi anche sotto forma di una insicurezza nell’uscire dall’ambiente domestico, come una sorta di mancanza di equilibrio e destrezza.
  5. Quando si avverte uno stato di rigidità.
    Rigidità che si può manifestare alla schiena, o a livello del collo, delle spalle o in altri punti articolari. Una mancanza di mobilità che inizialmente potrebbe non essere significativa, ma che con il passare del tempo potrebbe causare manifestazioni come dolori cervicali o lombari.

Ma se mi sbagliassi, ed avessi bisogno di un altro professionista?

Può capitare e non sarebbe comunque un problema perché il fisioterapista è una figura sanitaria di riferimento con le giuste conoscenze per comprendere quali situazioni cliniche siano o meno di sua competenza. 

Già dalla prima visita, il fisioterapista capirà se il paziente ha un problema a cui lui potrà approcciarsi o se sarà necessario indirizzarlo ad altri specialisti come fisiatra, ortopedico, neurochirurgo, reumatologo…

In quali modi il Fisioterapista interverrà sui miei problemi funzionali?

Durante la prima seduta il Fisioterapista offrirà i primi consigli educazionali e posturali affinché il dolore possa essere gestito meglio e dopo un’attenta valutazione fisioterapica cercherà di individuare quali sono i meccanismi che generano il dolore oltre che individuare i tessuti da trattare. Successivamente stabilirà un idoneo percorso riabilitativo che , a seconda delle problematiche da risolvere, richiederà la conoscenza di terapia manuale, esercizio terapeutico, terapie fisiche etc. I diversi approcci saranno miscelati per strutturare ogni singola seduta, che sarà così conformata esattamente ai bisogni specifici del paziente.

In cosa consiste una valutazione fisioterapica?

La valutazione fisioterapica è il primo passo per impostare un percorso di riabilitazione. Durante la valutazione il fisioterapista ascolta attivamente e conosce il paziente. Tutte le informazioni che raccoglie lo aiutano a individuare la possibile causa del problema.

Durante la prima valutazione il fisioterapista fa delle domande precise sul tipo di dolore del paziente e sulle limitazioni che questo comporta, inoltre può fare anche dei test per valutare alcuni aspetti. Dovrà inoltre conoscere la storia clinica del paziente, le sue abitudini, che lavoro fa, quale sport pratica e a che livello. Tutto questo aiuterà a contestualizzare la patologia per capire quale sarà il percorso migliore da seguire in quel caso.

Una volta costruito il contesto il professionista individua insieme al paziente quali tipi di terapia dovrà fare, quante sedute e con quale frequenza.

Che requisiti deve avere un fisioterapista?

Il fisioterapista deve essere abilitato alla professione, deve essere un professionista sanitario con laurea triennale di primo livello in fisioterapia, e deve essere iscritto alla Federazione Nazionale Ordini Fisioterapisti.

Inoltre un professionista competente si riconosce anche dalla dedizione con cui si dedicherà alla sua formazione tramite aggiornamenti continui.

Tali requisiti uniti all’esperienza maturata sul campo, diventano determinanti nell’acquisire gli strumenti migliori per prendere in carico, con sempre maggiori competenze, ciascun paziente.